L’INGREDIENTE SEGRETO

Il Blog di Alberto Piacentini

 

Matrimoni e cucina a Km zero. Si può ma non chiamatela così!

Ciao!

Oggi affronto un argomento che sta molto caro a tante future spose e sposi.

Come conciliare la più che lecita richiesta di genuinità, freschezza, originalità, territorialità delle materie prime che vanno a comporre i piatti di un ricevimento con le necessarie esigenze di presentazione, eleganza, ma anche praticità, velocità in un servizio che può interessare centinaia di persone.

Per capirsi, bella la pasta fatta a mano in casa ma quante ore ci vogliono per vedersela servita in tavola? Oppure, quanto mai potrà costare in più un servizio di questo tipo fuori dagli standard, in particolare se chi lo propone è una ditta di catering in villa, dove si sa la ripetitività, le soluzioni copia incolla sono all’ordine del giorno?

Ma per affrontare bene il tema però devo domandarti: perchè mi chiedi sempre e perchè mi parli sempre di Km zero in cucina come garanzia di qualità? Prima di rispondermi leggi quanto segue tratto dall’articolo “‘Km zero, filiera corta, artigianato? Favolette’. Chef Rubio racconta l’altra faccia del food”.

Chef Rubio in Guatemale, nell'ambito del progetto

– Chef Rubio in Guatemala, nell’ambito del progetto Ifad (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo delle Nazioni Unite) Recipes for change –

(…) Chef Rubio non fa sconti a nessuno. Che si tratti dei locali della movida milanese, rei di sprecare cibo per coloro che «vanno ad aperitivare senza senso in giro»; di ipocrisie di stampo vegano («Mi fanno ridere gli ultra-veg attentissimi all’ambiente che si distraggono sul fatto che gli avocado vengono quasi tutti dal Cile o da Israele. Quindi sono inquinanti»); dei cooking show («È una roba che non c’entra nulla con la cucina»); dei giudici dei suddetti talent («Che senso ha parlare di cucina a chilometro zero e poi fare la pubblicità del gorgonzola dolce o delle patatine?»).

In un panorama di rinnovato interesse per l’universo food, in cui ci si bea di termini quali ‘filiera corta’, ‘biologico’, ‘biodinamico’, ‘vini naturali’ e compagnia cantante, Rubio riporta tutti con i piedi per terra, sottolineando l’utilizzo di facciata  che spesso viene fatto di tali espressioni, volte solo a non parlare di un aspetto ben più grave che pesa sulla catena alimentare e sulla qualità del cibo: il riscaldamento globale.

Pochi lo vogliono ammettere, ma l’attività antropica e le emissioni di gas serra sono tra le principali cause di fenomeni quali siccità, acidificazione, innalzamento dei mari, desertificazione, progressivo impoverimento del suolo e uragani atlantici, alcuni dei volti del climate change. Che ci impone una profonda riflessione di fronte a numeri allarmanti. Secondo i dati FAO del 2015, il settore agricolo è responsabile del 25% circa delle emissioni totali, a fronte del 37% di quello energetico, del 14% dei trasporti e dell’11% dell’industria.

Nell’agoalimentare, la fonte principale di emissioni di gas serra arriva dall’allevamento zootecnico (ergo, dagli allevamenti intensivi), che da solo produce il 40% delle emissioni dell’intero settore. A questa fonte segue quella della distribuzione di fertilizzanti sintetici: 13% delle emissioni agricole. I primi a pagare le conseguenze del riscaldamento globale sono contadini, pastori e comunità indigene costrette a migrare, o–nel migliore dei casi–a doversi adattare al nuovo scenario, imparando nuove tecniche di produzione e di sopravvivenza.

Gli sprechi alimentari giocano purtroppo un ruolo chiave: ogni europeo spreca circa 179 Kg di cibo ogni anno. E il cibo buttato consuma una quantità d’acqua pari al flusso del fiume Volga, utilizzando inutilmente 1,4 miliardi di ettari di terreno, pari a quasi il 30% della superficie agricola mondiale. Tradotto in emissioni? Lo spreco alimentare è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. (…)

Cosa avete recepito da questo articolo?

Io come addetto ai lavori non posso che farmi un esame di coscienza e chiedermi quale criterio seguo nel selezionare i fornitori e cosa faccio per evitare gli sprechi.

– I miei fichi d’India a Km milleduecentocinquanta… sono i più a “Km zero” che ci siano… –

Il fatto che abbia una location con cucina che nasce dalla tradizione di una azienda agricola/vinicola mi aiuta molto a portare avanti un progetto legato all’ambiente e alla territorialità delle proposte enogastronomiche. Al contrario di tutte le altre realtà ho un contatto diretto con i produttori, diretto e non filtrato da chi dall’alto (gdo, multinazionali, associazioni di categoria, politicanti di turno) vuole imporre le proprie linee di pensiero a seconda del periodo e delle convenienze. E ho nel mio DNA la passione per la continua ricerca di prodotti genuini adatti alla mia cucina, ed ogni occasione è buona per trovarne di nuovi.

Ecco allora che l’Azienda dove compro i formaggi ci è stata segnalata da Giordana, un’amica di mia moglie, il fornitore di prodotti quali pasta, riso, olio è una ditta del posto in cui lavora una Sposa di Villa Pollini di qualche anno fa, il macellaio è quello di casa dove andavo sin da ragazzino… mentre frutta e verdura speciali provengono dalle pendici dell’Etna perchè “A Muntagna” è parte di me e, se voglio proprio “esagerare”, il pesce ve lo faccio arrivare direttamente dalla pescheria dove mi rifornisco in ferie al mare in Sicilia.

Il “Km zero” vero è da ricercare non nella distanza da cui proviene il cibo ma nel rapporto di vicinanza e fiducia tra le persone della cosiddetta filiera corta, dove ognuna ci mette la faccia. Questa è la vera garanzia di qualità che posso dare ai miei ospiti grazie alla quale poi tutto va di conseguenza.

Non ho mai sentito una sposa al momento della definizione del menù chiedermi di sprecare il cibo. Eppure i banchetti di nozze devono per antonomasia essere ricchi. Quanto spreco ho visto nel mio lavoro. Quanti bidoni dell’immondizia riempiti di cibo avanzato e ricaricato in sacchi neri sul camion della ditta di catering di turno. Troppi per non fare in modo differente.

Grazie alla possibilità di lavorare sul posto, ma anche grazie alla metodologia e all’esperienza acquisita negli anni, nonchè alla bontà dei miei piatti, al termine di un ricevimento da me gestito, dove di certo non lesino sulla quantità e scenografia nei buffet, dove ogni portata prevede il ripasso, dove torta e frutta rimangono tra i ricordi degli invitati, quello che avanza serve giusto a fare felici i miei figli il giorno dopo.

E non a caso parlo dei miei figli e li sensibilizzo sull’importanza del cibo e sull’importanza di evitare gli sprechi perchè, terminando con una bellissima frase sempre sentita da Chef Rubio, “sono convinto che lasciare bambini migliori al nostro pianeta, e non viceversa, sia la ricetta più efficace per il cambiamento”.

Come dire basta parole… passiamo ai fatti! E cominciamo da noi!

Vuoi saperne di più? Torna a trovarmi qui nel mio blog!

Ti sposi o stai iniziando a pensarci? Sono a disposizione per una consulenza sui benefici che puoi avere dalla giusta cucina per il tuo matrimonio e su come sceglierla.

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mail: esther@vinus.eu

Alla prossima!

Alberto